Quella mattina il giovane indiano si aggirava per la prateria senza meta, in groppa al suo mustang pezzato. Vagava con lo sguardo verso l’orizzonte dove, ancora innevati, si stagliavano i profili arcigni delle montagne rocciose e osservava l’aquila dalla testa bianca disegnare cerchi, nell’alto del cielo, alla ricerca di una preda e i piccoli dei bisonti che, protetti dalla mandria, giocavano a rincorrersi negli spazi sconfinati di quella terra prediletta da Dio. "Cosa può desiderare di più un uomo" pensava il giovane.
I rumori che lo circondavano erano quelli che i suoi nonni avevano sentito, ed i nonni dei nonni ancora prima, il vento tra le foglie degli alberi, il mormorio del ruscello dalle limpide e fresche acque che sarebbe diventato, di lì a poco, un grande imponente fiume, maestoso e tranquillo, pericoloso ed inarrestabile. "Vorrei essere come il fiume" considerava l’indiano " Un guerriero forte, sicuro di se, incontenibile, trascinante e che da certezze a chi lo vede, lo naviga, vi cerca il cibo, su di lui e sulla sua saggezza si può contare"
Il sole era ormai alto nel cielo ed il ragazzo si mosse per far ritorno al suo villaggio, fiero di essere ciò che era, di vivere dove viveva, di appartenere alla prateria che mai sarebbe cambiata.
In quello stesso posto si trovò molti anni dopo quando, ormai vecchio e segnato dalle battaglie, sedeva ai bordi del ruscello col nipotino seduto sulle sue gambe. Aveva da sempre sognato quel momento, avrebbe raccontato ai giovani nipoti la sua vita e quella della sua tribù per far si che non dimenticassero da dove venivano, quali fossero le loro radici. Si guardò attorno, le montagne erano sempre al loro posto guardinghe, anche se non si vedevano più distintamente, coperte dal fumo che usciva dal treno che attraversava la prateria, i bisonti erano solo un lontano ricordo, i cacciatori bianchi ne avevano uccisi a migliaia, nella prateria, ora, c’era un villaggio di bianchi, che avevano modificato il corso del fiume per far partire grandi canoe fumanti anch’esse. Avrebbe voluto parlare dei suoni, degli avi, delle tradizioni, dei suoi cavalli e delle sue gesta al piccolo che cingeva tra le braccia ma solo un gemito uscì dalla sua bocca ed una lacrima segnò le guance rugose.
P.S. Il 21 Febbraio sarà il mio primo anniversario senza fumo, un lungo anno è passato e la sigaretta sembra un ricordo lontano.